martedì 14 aprile 2015

Di bulli e scherzi pesanti

Ultimamente la cronoca racconta sempre più spesso di episodi di bullismo dentro e fuori la scuola. Gesti violenti, ricordando che la violenza non è solo quella fisica, amplificati dalle potenzialità della tecnologia moderna ormai a disposizione di tutti e a tutte le età.
Altrettanto spesso, si leggono le reazioni dei genitori dei cosiddetti bulli che tentano di giustificare l'accaduto riconducendo certe azioni a semplici scherzi, ragazzate o bravate. Basterebbe avere a disposizione, e soprattutto usare, un vocabolario per capire che tali termini non sono assolutamente sinonimi.

Personalmente credo che sia veramente molto semplice per tutti capire il discrimine tra uno scherzo e un atto di violenza. In uno scherzo si ride insieme, non contro qualcuno. Basterebbe osservare la reazione di chi ci sta di fronte. E' qui, forse, il punto veramente difficile: riuscire a guardare gli altri.

Qualche sera fa, mentre improvvisava un balletto sul parquet, mia figlia ha fatto uno scivolone. Io le ero di fronte e le ho sorriso per rassicurarla che non era successo niente di grave.
Lei ha inteso male, ha corrugato la fronte e mi ha rimproverato.
Perché ridi?”
Non stavo ridendo, ti stavo sorridendo per farti capire che non è successo niente.”
... perché se ridi, io ci rimango male.

Eccola. La semplicissima regola spiegata da una bambina di 4 anni: se ci rimango male non c'è niente da ridere.

2 commenti:

  1. Come il solito, loro insegnano :-)

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  2. Che bello il tuo disegno! Dovrebbe stare appeso in ogni classe, di ogni ordine e grado.
    E tua figlia ha già capito il senso di tanti brutti rapporti umani. Possibile che sia così difficile guardarsi attorno? Forse temiamo di vederci allo specchio?

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