lunedì 6 luglio 2015

Come spiegare a mia figlia che il mondo intorno a noi può sembrare una scenografia di cartapesta

Qualche sera fa ho spento a tarda ora la tv dopo aver visto una delle tante trasmissione di approfondimento. Mi aveva colpito molto l’intervista a un’immigrata clandestina che, alla domanda di cosa si fosse aspettata dall’Europa, ricordava la pubblicità del cibo per gatti nel quale aveva visto un gatto mangiare in un piatto. Un’immagine emblematica per una persona che deve lottare quotidianamente per avere del cibo. Non credo che potremmo mai veramente capire certe sensazioni.  
Mi è tornato alla mente il libro “La città della gioia”, che consiglio vivamente a chi non l’ha letto, nel quale un bambino di quello che chiamavamo Terzo Mondo, abituato a dover cercare l’acqua per bere, rimane profondamente stupito nel vedere che nelle città europee esistono fontane che spruzzano acqua.

Come sempre, prima di mettermi a dormire mi sono affacciato alla cameretta di mia figlia per darle l’ultima occhiata della giornata, di solito c’è da riprendere il cuscino caduto a terra.
Forse per questo caldo soffocante arrivato all’improvviso, contro il quale sembrava essersi arreso anche il ventilatore, faticavo a prendere sonno. Mi sono messo a riflettere su quanto sarà difficile spiegare a mia figlia il mondo nel quale viviamo. A rifletterci bene, sembra che stiamo vivendo in un finto scenario. In un Luna Park, almeno per noi e non so ancora per quanto, nel quale in realtà quello che ci circonda è fatto di cartapesta. Basta guardare dietro per vedere la struttura posticcia.
Viviamo in un’economia al di sopra delle nostre possibilità, che sta in piedi solo attraverso artifici a scapito di altri. Propagandiamo agli altri il liberismo estremo quando noi, per stare in piedi, siamo pieni di blocchi e sussidi. Alziamo muri alti per difendere i nostri privilegi dall’arrivo di altri che potrebbero ridimensionarli. Non ci rendiamo conto che non riusciremo mai a fermare chi si muove avendo come unica altra alternativa la morte. 
Ci piace riempirci la bocca di slogan e non neghiamo mai a nessuno l’invio di un sms a sostegno di questa o quella raccolta fondi. Basta, poi, poter tornare alla nostra vita di sempre.
Vogliamo poter cambiare televisione, cellulare, computer e tablet alla prossima promozione senza dover pensare a come sono prodotti o a dove andranno a finire tutti i nostri scarti. Vogliamo poter dormire sonni tranquilli.
Vorrei riuscire a trovare un modo per spiegare tutto questo a mia figlia. La maniera giusta, sperando ce ne sia almeno una, che le permetta di prendere coscienza di certi argomenti, sviluppando una certa sensibilità su questi temi, senza che questo le faccia sentire sulle spalle tutto il peso del mondo. Un modo che le apra gli occhi su quello che succede anche solo a pochi chilometri di distanza da casa sua.
Perché sappia che la vita del suo compagno di asilo nato in Africa non è uguale a quella degli altri bambini che crescono e vivono lì.

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